Il nome deriva dal tardo latino reubarbarum, a sua volta mutuato dal greco, che sta all'incirca per «radice dei barbari», con allusione alla sua provenienza straniera. Niente d'incivile, quindi – al contrario: con il suo gusto piacevolmente amarognolo, il rabarbaro apporta una raffinata, frizzante nota di freschezza.
In più è un vero campione di trasformismo in grado di passare con nonchalance da classico ingrediente per dolci, prima fra tutti la crostata, ad accompagnamento per piatti salati come gli asparagi.
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